di Giuseppe de Vergottini
1. Premessa
In cosa consiste un manuale di diritto costituzionale comparato? Se esaminiamo il numero veramente vasto di testi a disposizione sia in Italia che in altri paesi possiamo renderci conto della varietà di impostazioni seguite dagli autori e quindi della varietà di metodi e di contenuti. Si va da elaborati che affrontano in modo attento e approfondito concetti basilari del diritto costituzionale a testi meramente espositivi che si diffondono in ricognizioni più o meno approfondite e aggiornate degli ordinamenti costituzionali esaminati e dei loro sviluppi e che poco hanno a che fare con la comparazione. In realtà, la prima osservazione che si può fare come premessa è che il manuale dovrebbe avere prevalentemente una finalità formativa e didattica. E ciò in quanto nasce per rispondere alla esigenza di illustrare una certa materia in modo organico e chiaro al fine di consentire ai discenti un approccio utile ai problemi affrontati. Ma ad un tempo il manuale può rivelare lo sforzo di sistemazione della materia condotto dall’autore con originalità scientifica così da offrire anche un modo personale attraverso cui giungere all’approfondimento dei concetti trattati. Dunque sullo sfondo della pletora di testi disponibili in Italia e all’estero è possibile intravedere come costante la sovrapposizione del profilo meramente didattico illustrativo a quello più propriamente scientifico. Detto questo, ci si domanda se sia possibile raggiungere una intesa su come deve essere scritto un manuale destinato alla formazione di chi si avvicina agli studi comparatistici nell’area del diritto costituzionale. La risposta in linea di principio può essere sicuramente positiva. E a questo proposito sembra agevole premettere che un manuale deve affrontare in modo organico quelli che sono da tempo i pilastri della scienza comparativa. Questa deve sviscerare una serie di problemi che possono riportarsi alle seguenti consolidate tematiche: perché comparare (problema della funzione), cosa comparare (problema dell’oggetto), come comparare (problema del metodo). Ad un tempo però gli autori non possono ignorare lo sviluppo che la ricerca giuridica ha offerto nei decenni seguiti ai primi contributi offerti dagli studiosi della comparazione. Oggi è pacifico che gli studi comparativi non possono più limitarsi a analisi c.d. orizzontali fra ordinamenti statali e loro istituti, ma si allargano alle comparazioni verticali fra ordinamenti di organizzazioni internazionali e statali, fino a proiettarsi in complessi intrecci di regole di diversa provenienza generate non soltanto da stati e organizzazioni internazionali ma anche da una miriade di centri di produzione di natura pubblicistica e privatistica nel quadro della c.d. globalizzazione del diritto. L’analisi che ci si accinge a svolgere per forza di cose sarà del tutto parziale e quindi intende costituire soltanto un primo approccio a un tema molto vasto. Intende occuparsi dei manuali e quindi non vuole tenere conto di importanti studi monografici e di saggi tematici sui diversi profili che di solito i manuali trattano in sequenza. Inoltre, vuole dare conto con un criterio del tutto personale, e quindi sicuramente opinabile, di una selezione che non pretende di essere completa dei manuali non soltanto di autori italiani ricordando spesso contributi stranieri tutte le volte che per ragioni sistematiche è apparso utile allargare l’orizzonte al di fuori dell’ambito italiano.
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