Nella settimana dopo il primo confronto televisivo tra i candidati alla Casa Bianca Donald Trump aveva perso qualche punto percentuale nei sondaggi, per due motivi: da una parte la sua prestazione poco brillante in televisione, e dall'altra la sua fissazione su polemiche di basso livello nei giorni dopo il dibattito. Presi insieme questi fattori hanno posto un freno alla rimonta di Trump che lo aveva portato quasi alla parità con Hillary Clinton.
Nel secondo confronto televisivo Trump è stato più composto e deciso, ma aveva un gap molto grosso da colmare. Le sue battute indecenti, sul limite dell'aggressione sessuale, pubblicate dal Washington Post pochi giorni prima del dibattito, avevano già provocato forti condanne da tutte le parti, e quindi era impossibile evitare la questione, per quanto Trump ci abbia provato nei primi minuti del confronto. I suoi assalti a Hillary Clinton sulle e-mail e sulle decisioni sbagliate in politica estera sono stati efficaci, ma a questo punto il candidato repubblicano si trova decisamente in svantaggio, ed è prevedibile che i sondaggi lo penalizzeranno ancora di più nei prossimi giorni. A questo punto ha bisogno di ben di più di una prestazione migliore nei dibattiti televisivi.
La realtà evidente è che per quanto abbia dato voce ad alcuni temi importanti durante questa campagna elettorale, Donald Trump non riesce a dimostrare di essere adatto a fare il Presidente. Dunque sembra probabile che la sostanza politica della rivolta degli elettori americani quest'anno sarà sepolta sotto una valanga di indignazione per i comportamenti offensivi dell'unico candidato outsider che è riuscito ad imporsi in questa tornata elettorale.
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