La competizione all’interno della Casa Bianca

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Nelle ultime settimane si è parlato molto dell’indebolimento della posizione di Steve Bannon all’interno dell’Amministrazione Trump. Il presidente avrebbe declassato il ruolo di Bannon, dando in mano ad altri - in particolare a Jared Kushner, il marito di Ivanka Trump - più responsabilità e deleghe a gestire la politica della Casa Bianca su più fronti.

 

Il ruolo di Steve Bannon è legato agli aspetti più dirompenti della presidenza di Donald Trump. L’ex direttore di Breitbart News è riconosciuto essere la fonte delle posizioni più forti contro l’establishment politico degli Stati Uniti, su temi che spaziano dal protezionismo al blocco dell’immigrazione agli interventi militari in Medio Oriente.

In campo economico la visione di Bannon, come abbiamo scritto in passato, è che un "élite globalista" ha rovinato la manifattura e l'industria americana, e quindi occorre attuare strategie che promuovano il lavoro industriale negli Stati Uniti, penalizzando paesi come il Messico e la Cina per pratiche commerciali scorrette. Questo approccio divide Bannon da molti degli altri consiglieri del presidente Trump, talvolta definiti come il "gruppo Goldman Sachs"; tra questi c'è Gary Cohn, capo consigliere economico della Casa Bianca, che sembra aver rafforzato la sua posizione ultimamente, convogliando le attenzioni del presidente verso la riforma fiscale in modo particolare.

Per quanto riguarda la politica estera Bannon era contrario all'attacco alla base aerea siriana all'inizio di aprile. La decisione di lanciare i missili viene vista come un esempio lampante della minore influenza di Bannon, e del ruolo ormai chiave del gruppo di generali, guidato dal Consigliere per la sicurezza nazionale H.R. McMaster.

 

Lo scontro con Kushner si basa principalmente sull'approcio ideologico di Bannon, che sarebbe responsabile di promuovere posizioni troppo rigide, portando ad errori come l'ordine esecutivo sull'immigrazione e rischiando di danneggiare troppo il brand pubblico del presidente e della sua famiglia. Dall'altra parte Kushner e Ivanka sono visti dai più conservatori come dei corpi estranei, progressisti sui temi sociali e molto deboli sul fronte della battaglia anti-sistema che ha caratterizzato l'ascesa di Trump dall'inizio.

Arrivati alla fine dei primi 100 giorni della nuova Amministrazione, lo scontro per influenzare le scelte del presidente Trump è ancora apertissimo. Ci sono due temi che più di altri hanno messo paura alle istituzioni politiche di Washington: l'abbandono del Washington Consensus in campo economico, e la possibilità di collaborare con la Russia di Vladimir Putin. I consiglieri chiaveerano Michael Flynn per la politica estera - ormai estromesso dopo le pressioni pubbliche sui contatti con i russi - e Bannon, che continua a promuovere una visione di cambiamento profondo che non prevede compromessi con l'establishment tradizionale.

Il presidente non sembra intenzionato a scaricare Bannon completamente, preferendo mantenerlo nella sua squadra seppur con un ruolo minore, invece di averlo come critico esterno che potrebbe aizzare non poco la base conservatrice. Tuttavia con ogni passo verso la "normalizzazione" della nuova Amministrazione, compreso lo smorzamento delle posizioni del suo consigliere più radicale, cresce il rischio che il presidente perda quello slancio che gli ha permesso di rovesciare il tavolo della politica americana.

 

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