di Paolo Balmas
Il prossimo luglio 2016 si terrà il summit della Nato in Polonia. Fra i temi principali dell'incontro ci saranno la Libia e le migrazioni. L'Italia si trova nel mezzo di questo enigma a due volti e proprio per tale motivo il Ministro Pinotti ha chiesto a Bruxelles di accogliere, per quella data, la richiesta di dislocare le forze dell'Alleanza in Libia. Ciò comporta uno spostamento di focus nella strategia della Nato nel Mediterraneo.
Sin dal 2001, la Nato è attiva nel Mar Mediterraneo con l'operazione Active Endeavour, al fine di sostenere la lotta contro il terrorismo internazionale. Da allora, è stato garantito il passaggio sicuro sia del Canale di Suez che dello Stretto di Gibilterra. Attualmente, in particolare, le navi dell'Alleanza sono impegnate nella parte orientale del Mare, al fine di controllare il flusso migratorio che entra in Europa attraverso la Grecia.
Il fatto che il Segretario Generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha dichiarato che l'Alleanza sosterrà la richiesta italiana, dimostra quanto sia preoccupante la questione delle migrazioni dirette in Europa attraverso l'Italia. Fino a ora l'attenzione è stata rivolta alla Grecia poiché rappresenta il naturale ingresso per i profughi siriani che fuggono dalla guerra attraverso il territorio turco.
Il cambio di focus dimostra un lento trasferimento di peso sui piatti della bilancia occupati dalla crisi in Siria e dalla crisi in Libia. Ci si aspetta, quindi, che la situazione in Siria migliori realmente, mentre quella libica peggiori progressivamente.
Tuttavia, l'impegno su territorio libico è deciso in un momento in cui la situazione nel Mediterraneo orientale non è calma; non solo a causa dei flussi migratori, del rientro dei foreign fighters e della generale minaccia del terrorismo. Infatti, sono in aumento le tensioni fra Israele e Libano, oltre che fra i paesi che hanno interessi contrastanti in relazione allo sfruttamento dei bacini off-shore di idrocarburi della regione.
Sebbene la riorganizzazione delle forze nel Mediterraneo sia una priorità per Roma, la Nato ha anche altre spinose questioni da affrontare a luglio. Prima di tutto, la situazione ucraina e, in senso più ampio, la presenza sul fronte orientale europeo. Infatti, si parla in questi giorni di un dispiegamento maggiore di truppe degli Stati Uniti.
Il generale statunitense Curtis Scaparrotti sostiene l'idea di aumentare le truppe americane nei paesi confinanti con la Federazione russa. Se si collega tale posizione alla decisione di Washington di aumentare (di quattro volte) le spese militari destinate ai paesi dell'Est europeo, è molto probabile che nei prossimi mesi si assista a un maggiore impegno nell'area. Il Generale ha anche proposto di mantenere una portaerei nel Mediterraneo orientale, al fine di mandare un preciso messaggio sia a Mosca che a Teheran.
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